Lettera aperta alle Associazioni ornitologiche emiliano-romagnole

                                                                               

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Castelnuovo Rangone, 09 luglio 2014

 

Egr. Sig. Presidente di
Soc.Orn. Reggiana (352)
Ass.Sport.va Ornit.ca Correggese (171)
Ass.Adriatica Allevatori (141)
Ass.Orn. Faentina (129)
Ass.Bolognese Canaricoltura (115)
Ass.Orn.ca Cesenate (99)
Soc.Orn.ca Ferrarese (97)
Ass.Orn.Ravennate (95)
Ass.Dil.Orn.Parmense (87)
Ass.Orn.Piacentina (76)
Ass.Orn.Sassolesi (64)
Ass.Romagnola Canarinicoltori (63)
Ass.Modenese Ornicoltori (61)
Ass.Orn.Bassa Piacentina (60)
Ass.Orn.ri Bassa Modenese (46)
Ass.Orn. Guastallese (34)
Ass.Orn "Valle del Ciliegio" (33)
Ass.Orn. Centese (31)
Ass.Orn.Panfilia (24)
Ass.Orn.Carpigiana (24)
Ass.Orn.Scandianese (24)
 

Ho deciso di utilizzare come forma di comunicazione la "lettera aperta", perchè la ritengo quella più efficace per attirare l'attenzione degli allevatori, (non solo emiliano-romagnoli) e dei presidenti delle rispettive associazioni, ai quali la presente è indirizzata, su di un fatto accaduto in questo ultimi giorni e di cui sono molto preoccupato.

Mi auguro di avere sopravvalutato la gravità del documento che l'Ing. Enrico Banfi ha pubblicato sul sito della SOR (eccolo ), ma le indicazioni in esso contenute le considero strumentali e pericolose.

Il responsabile regionale dei servizi veterinari indica a tutti i comuni della Regione la procedura da seguire nel caso di vendita di animali all'interno dei locali dove si svolgono le mostre, giungendo alla perentoria conclusione che: "La vendita di animali all’interno di una mostra è paragonabile alla vendita ambulante di animali d’affezione e quindi l’organizzatore dell’evento deve farsi carico di presentare segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) al Comune dove si svolgerà l’evento (omissis)"

Tale affermazione non è assolutamente condivisibile in quanto noi allevatori amatoriali riproduciamo annualmente un certo numero di esemplari che ci servono per la futura selezione, mirata all'ottenimento di soggetti sempre più rispondenti agli standard, da presentare nelle mostre che ogni associazione, o gruppi di associazioni, organizza/ano annualmente.

I soggetti allevati in eccedenza vengono scambiati con quelli di altri colleghi per rinsanguare e/o diversificare i ceppi e non è assolutamente un caso che nello stesso locale mostra si effettui, oltre all'esposizione, anche lo scambio.

Qualcuno obietta che a fronte di un uccello ceduto, può capitare che si incassi del denaro; è assolutamente vero, ma è altrettanto vero che il denaro rappresenta solo un mezzo per poi acquistare l'uccello dal collega che non è interessato all'approvvigionamento di uno dei miei esemplari.

Va anche evidenziato che il 99% dei soggetti destinati alla cessione proviene dall'allevamento dello stesso cedente e che tutti gli esemplari, ripeto tutti, sono marcati con anellini inamovibili che riportano il codice dello stesso allevatore i cui elenchi sono da tempo in possesso degli organi di controllo regionali interessati.

Qualcun'altro sostiene che ci sono allevatori che guadagnano denaro per cui sarebbe giusto pagare le relative imposte.

Io vorrei invitare l'autore del documento in oggetto alla mostra di Reggio Emilia (la più grande di tutte) perchè si possa rendere conto personalmente di come stanno realmente le cose: nei capannoni predisposti per la mostra-scambio si noteranno (soprattutto ai lati) una serie di allevatori-commercianti che svolgono una vera e propria attività imprenditoriale (allevano, acquistano e vendono), tutti sono muniti di regolare partita IVA ed a fronte di una cessione rilasciano regolare ricevuta fiscale.

Tutti quelli, che come me, stanno con le loro gabbiette nei tavoli posti al centro dei capannoni sono allevatori amatoriali che quando va bene, ma bene, ci rimettono solo qualche centinaio di euro all'anno.

Io mi ritengo fortunato essendo un pensionato che porta nel proprio patrimonio genetico il "virus dell'allevare", che mi costa un pò di pensione tutti i mesi (e qual'è quell' hobby che non costa?), ma in cambio mi offre, oltre al piacere di allevare, quello di vivere una vita associativa e relazionale molto soddisfacente.

Questa grande massa di allevatori amatoriali assicurano la sopravvivenza ad una fetta importante di tessuto produttivo (produttori e fornitori di alimenti, attrezzature, laboratori veterinari, etc.etc.) che, a loro volta, producono una importante fetta di PIL, quello sì, giustamente tassato.

Tornando alla missiva incriminata, trovo sinceramente incomprensibile, da un punto di vista logico, lo spirito della direttiva che è stata trasmessa ai Comuni, come trovo assolutamente sgradevole (e significativo) il rifiuto al confronto che è stato opposto al presidente della SOR.

Non vorrei che il documento si ponesse, non tanto tra le righe, un secondo fine; quello predicato da tempo da influenti animalisti, ossia, che "gli uccelli devono stare sui rami e non nelle gabbie".

Cari presidenti, con questa mia lettera non intendo promuovere nessuna polemica; il problema che ci troviamo di fronte va affrontato con decisione e con la massima coesione possibile poichè una sconfitta su questo terreno significherebbe una sciagura per tutti.

Vinta questa battaglia, ricominceremo a litigare fra di noi come e più di prima, ma su questa cosa qua non si può, e non si deve scherzare!!!

Credo che su questo argomento tutti gli allevatori (e non solo) dell'Emilia Romagna abbiano il dovere di fare sentire la loro voce e lo possono fare solo a condizione che i dirigenti delle proprie associazioni li mettano in condizione di poterlo fare.

Sarebbe perciò opportuno che fossero convocaste le assemblee dei soci, magari anche fra più associazioni, nelle quali venisse illustrato con precisione come stanno esattamente le cose e quali rischi si prospettano procedendo lungo il percorso fin qui disegnato dai nostri amministratori pubblici, che, ricordiamocelo, ci scegliamo noi (con il voto) e paghiamo sempre noi (con le tasse).

Si dovrebbe predisporre il testo di un una "lettera-rivendicazione" indirizzata agli amministratori regionali da illustrare nelle assemblee per essere poi divulgata in ogni dove.

In calce alla "lettera-rivendicazione" dovrebbero essere apposte le firme del maggior numero possibile di cittadini emiliano romagnoli (con nome, cognome, località di residenza e firma).

Considerato che, in Emilia Romagna, gli affiliati FOI sono circa 2.000 (gli allevatori complessivi saranno almeno il doppio) è necessario porsi l'obiettivo minimo di raggiungere non meno di 2.000 firme, se temiamo di non raggiungere questo numero è bene lasciare perdere fin da ora...

Mentre ringrazio l'Ing. Enrico Banfi per quanto ha fatto fino ad oggi su questa questione, gli chiederei un ulteriore sforzo su questa partita; che fungesse da capofila prendendosi la briga di coordinare questa delicata fase.

Per quando mi riguarda mi rendo disponibile per qualsiasi attività pur di portare a compimento la proposta che ho sopra illustrato; è mia totale convinzione che siamo giunti ad un punto cruciale, o riusciamo a dimostrare ai nostri pubblici amministratori che in Emilia Romagna esiste anche un consistente gruppo di cittadini che hanno e pretendono i loro diritti in materia di allevamento amatoriale, in caso contrario non avremo futuro... 

A totale Vostra disposizione, resto in attesa. 

Daniele Zoli