Ho deciso di
utilizzare come forma di comunicazione la "lettera aperta", perchè
la ritengo quella più efficace per attirare l'attenzione degli allevatori, (non solo emiliano-romagnoli)
e dei presidenti delle rispettive associazioni, ai quali la presente è indirizzata, su di un fatto
accaduto in questo ultimi giorni e di cui sono molto
preoccupato.
Mi auguro di avere sopravvalutato
la gravità del documento che l'Ing. Enrico Banfi ha pubblicato
sul sito della SOR (eccolo
),
ma le indicazioni in esso contenute le considero strumentali e
pericolose.
Il responsabile regionale dei
servizi veterinari indica a tutti i comuni della Regione la procedura da seguire
nel caso di vendita di animali all'interno dei locali dove si
svolgono le mostre, giungendo
alla perentoria conclusione che: "La vendita di animali
all’interno di una mostra è paragonabile alla vendita ambulante di
animali d’affezione e quindi l’organizzatore dell’evento
deve farsi carico di presentare segnalazione certificata di inizio
attività (SCIA) al Comune dove si svolgerà l’evento (omissis)"
Tale affermazione non è
assolutamente condivisibile in quanto noi allevatori amatoriali riproduciamo annualmente un
certo numero di esemplari che ci servono per la futura selezione,
mirata all'ottenimento di soggetti sempre più rispondenti agli
standard, da presentare nelle mostre che ogni associazione, o gruppi
di associazioni, organizza/ano annualmente.
I soggetti allevati in eccedenza
vengono scambiati con quelli di altri colleghi per rinsanguare e/o
diversificare i ceppi e non è assolutamente un caso che nello stesso locale mostra
si effettui, oltre all'esposizione, anche lo scambio.
Qualcuno obietta che a fronte di un
uccello ceduto, può capitare che si incassi del denaro; è assolutamente vero, ma è
altrettanto vero che il denaro rappresenta solo un mezzo per poi acquistare l'uccello dal collega
che non è
interessato all'approvvigionamento di uno dei miei esemplari.
Va anche evidenziato che il 99% dei
soggetti destinati alla cessione proviene dall'allevamento dello
stesso cedente e che tutti gli esemplari, ripeto tutti, sono marcati
con anellini inamovibili che riportano il codice dello stesso
allevatore i cui elenchi sono da tempo in possesso degli organi di
controllo regionali interessati.
Qualcun'altro sostiene che ci sono
allevatori che guadagnano denaro per cui sarebbe giusto pagare le
relative
imposte.
Io vorrei invitare l'autore del
documento in oggetto
alla mostra di Reggio Emilia (la più grande di tutte) perchè si
possa rendere conto personalmente di come stanno realmente le cose: nei
capannoni predisposti per la mostra-scambio si noteranno
(soprattutto ai lati) una serie di allevatori-commercianti che
svolgono una vera e propria attività imprenditoriale (allevano,
acquistano e vendono), tutti sono muniti di regolare partita IVA ed
a fronte di una cessione rilasciano regolare ricevuta fiscale.
Tutti quelli, che come me, stanno
con le loro gabbiette nei tavoli posti al centro dei capannoni sono
allevatori amatoriali che quando va bene, ma bene, ci rimettono solo
qualche centinaio di euro all'anno.
Io mi ritengo fortunato essendo
un pensionato che porta nel proprio patrimonio
genetico il "virus dell'allevare", che mi costa un pò di pensione
tutti i mesi (e qual'è quell' hobby che non costa?), ma in cambio mi
offre, oltre al piacere di allevare, quello di vivere una vita
associativa e relazionale molto soddisfacente.
Questa grande massa di allevatori
amatoriali assicurano la sopravvivenza ad una fetta importante di
tessuto produttivo (produttori e fornitori di alimenti, attrezzature, laboratori
veterinari, etc.etc.) che, a loro volta, producono una importante fetta di PIL,
quello sì, giustamente tassato.
Tornando alla missiva incriminata, trovo
sinceramente
incomprensibile, da un punto di vista logico, lo spirito della direttiva che
è stata trasmessa ai Comuni, come trovo assolutamente
sgradevole (e significativo) il rifiuto al confronto che è stato opposto al presidente della SOR.
Non vorrei che il documento
si ponesse, non tanto tra le righe, un secondo fine; quello predicato da tempo da
influenti animalisti, ossia, che "gli uccelli devono stare sui rami e
non nelle gabbie".
Cari presidenti, con questa mia
lettera non intendo promuovere nessuna polemica; il
problema che ci troviamo di fronte va affrontato con decisione e con
la massima coesione possibile poichè una sconfitta su questo terreno
significherebbe una sciagura per tutti.
Vinta questa battaglia,
ricominceremo a litigare fra di noi come e più di prima, ma su questa cosa qua
non si può, e non si deve scherzare!!!
Credo che su questo argomento
tutti gli allevatori (e non solo) dell'Emilia Romagna abbiano il
dovere di fare sentire la loro voce e lo possono fare solo a
condizione che i dirigenti delle proprie associazioni li mettano in
condizione di poterlo fare.
Sarebbe perciò opportuno che
fossero convocaste le assemblee dei soci, magari anche fra più
associazioni, nelle quali venisse illustrato con precisione come
stanno esattamente le cose e quali rischi si prospettano procedendo
lungo il percorso fin qui disegnato dai nostri amministratori
pubblici, che, ricordiamocelo, ci scegliamo noi (con il voto) e
paghiamo sempre noi (con le tasse).
Si dovrebbe predisporre il testo di
un una "lettera-rivendicazione" indirizzata agli
amministratori regionali da illustrare nelle assemblee per
essere poi divulgata in ogni dove.
In calce alla
"lettera-rivendicazione" dovrebbero essere apposte le firme del
maggior numero possibile di cittadini emiliano romagnoli (con nome,
cognome, località di residenza e firma).
Considerato che, in Emilia Romagna,
gli affiliati FOI sono circa 2.000 (gli allevatori complessivi
saranno almeno il doppio) è necessario porsi l'obiettivo minimo di
raggiungere non meno di 2.000 firme, se temiamo di non
raggiungere questo numero è bene lasciare perdere fin da ora...
Mentre ringrazio l'Ing. Enrico
Banfi per quanto ha fatto fino ad oggi su questa questione, gli
chiederei un ulteriore sforzo su questa partita; che fungesse da
capofila prendendosi la briga di coordinare questa delicata fase.
Per quando mi riguarda mi rendo
disponibile per qualsiasi attività pur di portare a compimento la
proposta che ho sopra illustrato; è mia totale convinzione che siamo
giunti ad un punto cruciale, o riusciamo a dimostrare ai nostri
pubblici amministratori che in Emilia Romagna esiste anche un
consistente gruppo di cittadini che hanno e pretendono i loro
diritti in materia di allevamento amatoriale, in caso contrario non
avremo
futuro...
A totale Vostra disposizione, resto
in attesa.
Daniele Zoli |