LA FOI CHE VORREI: RIFLESSIONI DI UN ALLEVATORE
(del Dott. Gianluca Todisco)
Solo un incosciente può non essere preoccupato delle sorti della nostra Federazione. L’impossibilità dell’ex-presidente Cirmi e la triste vicenda del campionato mondiale hanno generato una crisi epocale fuori del controllo della politica. Ne è conferma il fatto che si parli addirittura di 8 liste, in 29 anni spesi al fianco della FOI (70% della mia vita), non ho mai visto così tanti pretendenti al trono e mi viene da pensare che, quando ci sono troppi galli a cantare non si fa mai giorno. Io non credo che ci siano 8 liste, credo che a fatica se ne formeranno 2 o forse 3, credo che chi si butta solo per sete di vendetta commette un grosso sbaglio, così come sbaglia chi si candida fomentato dal popolo affamato. Grazie a Dio siamo in piena rivoluzione, era ora che ciò accadesse, che la gente aprisse gli occhi, ma in tanti anni ho visto solo tante pecore e pochi pastori, tanti urlatori abilmente comprati o fatti sparire; è questo che ancora vogliamo? Grazie a Dio vedo gente preoccupata, con ancora la forza di nutrire speranze e aspettative, una sorta di adattamento difensivo che ci legittima a sognare una “possibilità d’acquisto”, ma se per vent’anni non abbiamo avuto possibilità di scelta siamo sicuri, adesso, di essere in grado di saper scegliere? Quali elementi dobbiamo analizzare per non sbagliare? L’età anagrafica? L’età di servizio nella FOI? Il successo nella vita o nel lavoro? La scelta è a scatola chiusa, anche la lista uscente - che dicono si ricandiderà in parte - è di fatto una lista nuova: da quel che si sente 3 persone sono del tutto nuove e altre 3 sono dentro solo da un anno, quindi un po’ d’aria fresca è arrivata, idee nuove, giovani, che hanno portato a innegabili risultati positivi. Quindi la mia impressione è che il cambiamento non è quello che determineremo il 24 aprile p.v., il cambiamento è già cominciato un anno fa, abbiamo già intrapreso la nostra strada di rinnovamento di una gestione arcaica basata su simpatie, dispettucci spiccioli e retorica banale. Il caso Matosinhos è solo un gravissimo incidente di percorso, accaduto a un Consiglio Federale amputato nella testa, è stata la scintilla che ha fatto scoppiare l’incendio in un deposito che negli anni si è riempito di troppo esplosivo, troppo rancore accumulato, troppe ferite subite. Troppi dubbi, incertezze e verità nascoste, a chiedere informazioni ci si scontra contro un muro di gomma, ci si potrebbe fare un film in stile “caso Ustica ornitologico”. Per fortuna che c’è una commissione di esperti, incaricata di cercare e comunicarci la verità.
Ma gli animi più preoccupati sono proprio quelli degli allevatori, e ribadisco Allevatori; purtroppo non vedo altrettanta preoccupazione da parte di tutti i presidenti di associazione, ma solo di alcuni; la maggior parte di essi, invece, in perfetto stile “prima repubblica”, è ancora pronta a svendere il proprio voto pur di sedere alla tavola dove il cibo è più buono. Forse è proprio tra i vecchi presidenti di associazione che servirebbe il rinnovamento, prima ancora del consiglio direttivo federale. Noto molta preoccupazione, energie investite in termini di sacrifici economici, fisici e di tempo sottratto alla famiglia, vanificati dalla totale assenza di certezza sul proprio futuro, questo sentimento colpisce proprio la base su cui si fonda il castello, altro che gli allevatori non contano niente, altro che i soci della FOI sono solo le associazioni. E’ vero esattamente il contrario, questo sentimento di sdegno colpisce soprattutto gli allevatori più grandi, quelli che negli anni hanno contribuito a fare grande l’ornitologia italiana, ad aumentare il numero di medaglie assegnate al nostro Paese, a portare alto il nome della FOI nel mondo, FOI che non li riconosce nemmeno come soci (sic!). Vi siete mai chiesti perché i soci della FOI non sono gli allevatori ma le associazioni? Si dispensa da risposte in avvocatese estremo; è proprio questo di cui siamo maggiormente stufi.
La FOI è l’insieme degli allevatori, non il CDF e men che meno il suo presidente.
La situazione è critica e difficile da risolvere, la sensazione è che la politica in stile “vecchia repubblica ornitologica” non ha il potere di controllare lo scenario che si prospetta, permane una sfiducia imputabile a una totale mancanza di trasparenza e all’incapacità di farsi carico di una situazione critica e risolverla.
Di certo servirebbe un clima complessivo nuovo, gli allevatori sono stufi di assistere a una guerra politica basata su dichiarazioni e/o minacce atte a sconfiggere la squadra avversaria, è un hobby, non ci sono soldi in gioco, solo la possibilità di allevare e competere in tranquillità, servirebbe più sobrietà e meno chiacchiere sui social.
Modestamente mi considero un semplice purista dell’hobby, vorrei che la FOI fosse per ogni allevatore una seconda casa, ovvero un posto sicuro in cui la parola “egida”, tanto proclamata in occasione delle mostre, assumesse il suo vero significato di “scudo protettivo” e non una lama da schivare per non rimanere feriti (i club ne sanno qualcosa).
Tra i vari pretendenti a questo consiglio federale, c’è qualcuno che abbia idea di ciò che significhi dirigere la FOI? Mi rivolgo soprattutto ai nuovi arrampicatori (senza offesa), il mondo corre veloce, per essere attuali e competitivi con i nostri antagonisti dobbiamo correre di pari passo, non crediate che siano ancora valide le storie di gloria di 40 anni fa o i meriti conquistati in guerra, la guerra è finita, è ora di guardare avanti. Le vecchie colonne che hanno innalzato il palazzo rimangono giustamente come memoria storica di cui tutti noi siamo fieri, ma devono tacere quando si parla di futuro. Candidarsi per chiudere conti in sospeso, lenire il dolore di ferite pregresse e ancora aperte o appagare la sete di vendetta fanno parte di un passato che non vogliamo più, si rischia solo di confondere gli allevatori. Mi chiedo: “una volta che avranno appagato la loro sete di vendetta saranno in grado di governare la FOI?” Il compito è quello di ristrutturare una casa crollata, non di rimbiancare la facciata esterna, di temerari incoscienti non ne vogliamo.
Gli allevatori chiedono persone oneste e anche capaci di ammettere le difficoltà e le colpe, in un contesto come il nostro che, ormai l’abbiamo capito, è quanto mai difficile e imprevedibile.
Come al cinema, siedo in poltrona e mi godo il film. La mia parte l’ho fatta, avrei potuto e voluto fare molto di più, ma è andata diversamente. Il perché lo sanno i rassegnati e coloro che saranno in grado di comprendere i messaggi nascosti che ho lanciato in queste righe. Ad maiora.
Gianluca Todisco
Uomo FOI DB74