I PAPPAGALLI E IL FREDDO
Il gran freddo è alle porte e molti
allevatori stanno già predisponendo le misure necessarie per
permettere ai propri animali di affrontare al meglio le ondate di
gelo che interesseranno i prossimi mesi. Tuttavia, spesso si commette l’errore di essere troppo premurosi, colti dalla preoccupazione che i nostri animali possano risentire delle basse temperature in maniera eccessiva, timore accentuato ancor più dal classico stereotipo “pappagallo = caldo e tropici” che ci obbliga a pensare gli Psittacidi come incapaci di sopportare condizioni rigide. In realtà, le caratteristiche anatomiche e le abitudini alimentari dei pappagalli li rendono in grado di mantenere un’eccellente omeostasi termica durante l’inverno alle nostre latitudini, fatta eccezione per alcuni lori e altri Psittacidi (Poicephalus principalmente) che possono presentare casi di congelamento degli arti inferiori. In generale, la tendenza più comune consiste nell’isolare massicciamente le voliere con materiale trasparente |
32 mq di voliere (8 voliere) costruite con il metodo "Marani" |
(plastica, vetroresina, policarbonato, nylon) non permettendo un
corretto ricircolo dell’aria oppure nell’ubicare l’allevamento al
chiuso, tentando di forzare la riproduzione nel periodo invernale e
rinunciando ai benefici che sole diretto, precipitazioni e aria
fresca possono portare ai nostri animali. |
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Tetto con coperture parziale in vetro e plexiglas |
Le strategie dell’allevatore per proteggere le
proprie coppie durante i mesi più rigidi dovranno quindi orientarsi
in altra direzione. |
Per la medesima ragione risulta fondamentale, ancor più che in
estate, permette agli animali di bagnarsi in contenitori di acqua a
temperatura ambiente (non tiepida): vedremo spesso gli animali farne
uso, spesso al mattino presto, quando la temperatura è inferiore
allo zero termico. L’altro fattore su cui potremo agire è l’alimentazione: l’utilizzo di semi oleosi (niger e canapa con le specie di taglia minore) e frutta secca con gli Psittacidi più dimensionati (noci, nocciole, pinoli…) permetteranno di avere fornire calorie di qualità, prestando attenzione a moderare le dosi per evitare condizioni di sovrappeso. Non risulta d’altra parte necessario ridurre la fornitura di alimenti umidi, frutta e verdura, ma occorrerà igienizzare in maniera attenta ciotole e fondali, poiché l’umidità invernale potrà favorire lo sviluppo di muffe e funghi. La fornitura di alimenti proteici è sconsigliata con il semplice scopo di impedire l’estro in periodo invernale e accentuare il cambio stagionale in primavera, quando si desidererà spronare i riproduttori ad accoppiarsi. L’utilizzo del nido come ricovero notturno è consigliato e ciò, al contrario di quanto in molti sostengono, non causerà un’inibizione del picco o ormonale in primavera: se si dovesse temere ciò, sarà sufficiente, con l’avvicinarsi della stagione cove, ostruire il foro d’ingresso con una tavoletta di compensato forata, dal momento che la masticazione e il lavoro della coppia per aprirsi un varco all’interno della camera di cova risulterà sufficiente a stimolare l’estro. Le specie sud-americane e i lori faranno largo uso del nido come riparo durante la notte, ed anche i novelli possono approfittare della presenza della casetta, acquisendo contemporaneamente famigliarità con essa. |
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Fatta eccezione per le specie che sono solite
intraprendere cove invernali (Poicephalus, Psittacus e
talvolta Pionites) sarebbe da evitare l’utilizzo di
riscaldamento artificiale sotto il nido, sia per inibire l’eventuale
estro prematuro che per evitare stress termico. L’utilizzo di posatoi riscaldati può tornare utile in caso di timore
nei problemi sopracitati, anche se personalmente non l’ho mai
ritenuto necessario, purchè in voliera vengano disposti posatoi in
legno ruvido adeguatamente dimensionati, e nel caso in cui gli
animali abbiano assunto l’abitudine di dormire aggrappati alla rete
metallica potrebbe tornare utile rivedere la sistemazione dei legni
in voliera, per evitare che gli appoggi già presenti non vengano
utilizzati perché sgraditi (se posti troppo vicino al suolo o
eccessivamente esposti). L’ultimo problema da risolvere consiste nel
congelamento (protratto per diversi giorni consecutivi) dell’acqua
in abbeveratoi e vasche per il bagno: in tal senso l’aggiunta di
piccole dosi di zucchero da tavola disciolte nei contenitori di
abbeverata può essere utile per innalzare lievemente il punto
crioscopico dell’acqua e fornire calorie rapidamente disponibili per
l’organismo… si tratta di un metodo artigianale ma alquanto
efficace. |
interno di una voliera |
Condivido l'intervento di
Luca in ogni sua parte, l'unica cosa che mi permetto di suggerire è
l'aggiunta di una striscia di plexiglas o di vetro (comunque molto
trasparente) nella parte superiore della voliera che resta scoperta.
L'ho verificato con i miei cardellini: sono molto abitudinali e vanno ad appollaiarsi sempre nelle medesime posizioni, alcuni preferiscono la parte coperta ed altri invece il posatoio esposto alle intemperie. Se piove di giorno il problema non esiste, ma se piove di notte, quelli appollaiati all'esterno restano immobili a prendere tutta l'acqua con le conseguenze del caso. Ho risolto il problema inserendo una lastra di vetro (di 50 cm di larghezza) in cima alla voliera (foto 2) a copertura del posatoio esposto alle intemperie. In tal modo anche in caso di pioggia notturna non si bagnano e di giorno hanno la possibilità di scegliere se bagnarsi o meno. NB: le foto le ho scattate io e ritraggono le mie voliere. |