Il più bell’album che Fabrizio
De André abbia mai
pubblicato è quello che porta il titolo di
cui sopra…
Anch’io continuo a marciare, ostinatamente, in
direzione contraria a quella perseguita dai dirigenti FOI, da sempre,
fin da quando era alla guida il Presidente Cirmi.
Io ho un concetto di ONLUS
ornitologica diametralmente opposto a quello palesato dai dirigenti
chiamati di volta in volta a dirigere il movimento degli allevatori
amatoriali italiani: lo scopo sociale dovrebbe
essere quello di offrire ai propri associati i migliori servizi al
prezzo più contenuto possibile!
Invece, sono stati
utilizzati
in larga parte i soldi degli associati (i 35 euro di quota e i 20-25
centesimi per ogni anellino) per effettuare operazioni immobiliari e di
immagine.
I risultati di questa strategia oggi sono
particolarmente evidenti: i 17.000 o giù di li, associati FOI sono
diventati dei “palazzinari” oltre che allevatori amatoriali, sono
proprietari di un capannone con 300 mq. di uffici a Calendasco (PC),
possono godere di una sede sociale faraonica, con tanto di museo in
comodato d’uso dal Comune di Piacenza fino al 2026 e con i fondi di
riserva disponibili si vorrebbe acquistare un ulteriore capannone a
Napoli.
Per quanto riguarda la sede
non sono mai riuscito a capire quanto si sia speso per la
ristrutturazione degli uffici e del museo, dico solo che il periodo del
comodato mi è sembrato esageratamente breve per potere ammortizzare i
consistenti investimenti
fatti.
Basterebbe dividere il costo complessivo della
ristrutturazione per il numero di anni per i quali si è goduto
l’immobile per comprendere la convenienza dell’operazione.
Io spero vivamente che
l’assurda decisione di acquistare un ulteriore capannone non si
concretizzi, perché sarebbe fuori da ogni logica, anche in
considerazione al fatto che fra qualche anno, se si vorrà mantenere la
sede di Piacenza, si dovrà acquistare dal Comune il quale, sono certo,
ci ringrazierà per la splendida operazione che
abbiamo realizzato: abbiamo preso in consegna
un rudere, l’abbiamo ristrutturato e goduto
per pochissimi anni e poi ce lo siamo comprato.
Queste
operazioni immobiliari hanno contribuito fortemente a portare la FOI
ONLUS fuori dal mercato spingendola a chiedere ai soci 35 euro di
quota annua, oltre all’obbligo di iscrizione ad una associazione
territoriale (altri 20-25 euro) e ad una consistente maggiorazione del
costo degli anellini.
Più o meno, gli associati versano nelle casse della
FOI all’incirca un milione di euro, di cui un 2/3 di quote e 1/3 di
cresta sugli anelli.
Credo che nessuna Federazione
al mondo pretenda così tanti soldi dai propri associati e ciò è stato
reso possibile dal fatto che non c’è mai stata concorrenza e nel tempo,
rafforzandosi sempre più un monopolio che è stato adeguatamente protetto
con
norme e regolamenti
molto efficaci, sia sul piano interno (di
fatto è impossibile qualsiasi scalata in alternativa al gruppo dirigente
dominante) che su quello esterno (COM Italia che funge da cane da
guardia, oltre ai mille picchetti piantati qua e la per evitare la
nascita e la crescita della concorrenza).
Le misure adottate in questi ultimi tempi non mi
scandalizzano affatto: rappresentano la logica conseguenza della
strategia di fondo, le mura del castello vanno difese in tutti i modi e
a qualsiasi prezzo.
Se potessi manovrare il timone della nave FOI
invertirei la rotta di 180°(ecco la direzione contraria) e mi porrei
l'obiettivo di ridurre drasticamente gli oneri a carico degli allevatori
al fine di riportare la Federazione vicino alla linea della competizione
di mercato.
Tradotto in dialetto:
mi
porrei l'obiettivo di ridurre in pochi anni la quota associativa a non
più di 15-20 euri e di abbassare sensibilmente il costo degli anelli,
senza peggiorare la qualità dei servizi, anzi, cercando di migliorarla.
Per dirla con uno slogan denso di demagogia e di
populismo tanto di moda in questi tempi: "rimettiamo i soldi nelle
tasche degli allevatori"!
Per raggiungere l'obiettivo realizzerei il seguente
programma in cinque punti:
***
1) acquisizione con contratto di affitto di un
capannone in Campania per lo stoccaggio delle gabbie destinate alle
associazioni del sud con annessa superficie destinata ad uffici;
2) cessazione anticipata del contratto di comodato per
l'immobile di Via Caorsana con il Comune di Piacenza;
3) spostamento della sede amministrativa da Piacenza
al nuovo capannone in Campania;
4) drastica riduzione del costo del personale (oggi
risultano assunti 5 dipendenti per un costo di circa 200 mila euro)
attraverso l'esternalizzazione di alcune attività e l'informatizzazione
di altre;
5) vendita del capannone di Piacenza ed acquisizione
di un altro con contratto di affitto.
***
Sono sicuro che in più di uno, dopo aver letto il
programma appena suggerito, abbiano pensato che sono completamente matto
e che le cose vanno bene come stanno ora, magari con qualche piccola
correzione e vi confesso che non ne sono per nulla scandalizzato.
Se si è arrivati fino a questo punto senza che nessuno
di quelli che contano all'interno del sistema si sia mai posto neppure
il dubbio circa l'opportunità di ridurre gli oneri a carico degli
allevatori trovo che sia normale che si prenda la mia proposta per una
volgare provocazione.
D'altra parte non l'ho scritta con l'intenzione di
convincere qualcuno, l'ho fatto solo perchè volevo fornire un
chiarimento agli amici che mi chiedono conto della mia posizione nei
confronti della FOI.
E con questa spero di aver
chiarito a tutti le ragioni per le quali io continuerò ad andare "in
direzione ostinata e contraria"!!
16/10/2020
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