IL GIUSTO PREZZO DI UN PAPPAGALLO
(interventi a fondo pagina)
(05.03.2018)
Ricevo da Giovanni, che ringrazio, questa riflessione: Ciao Daniele, ho letto con molto interesse il tuo intervento inerente i prezzi dei pappagalli e l'ho trovato adeguato e coerente coi tempi. Personalmente la penso esattamente come te. Sai che io allevo una delle specie più costose se paragoniamo costi e pesi e l'acquisto di riproduttori esteri che permettano un buon salto di qualità non vengono mai ceduti sotto il migliaio di eurini. Molti mi redarguiscono perchè spendo il mio denaro all'estero piuttosto che in Italia: PUNTO PRIMO: Il nuovo standard detto a buffalo è presente maggiormente in Europa piuttosto che nel nostro Paese PUNTO SECONDO: In virtù di un numero maggiore di soggetti pregiati è più facile entrare in possesso di animali che possiedono e che trasmettono certe caratteristiche PUNTO TERZO: Negli anni ho avuto più soddisfazioni da soggetti acquistati all'estero che da soggetti italiani sia a livello riproduttivo che a livello qualitativo PUNTO QUARTO: Per soggetti di pregio e di una certa caratura il costo Europa/Italia si equivale, mentre non è lo stesso a livello genetico PUNTO QUINTO: Potrò spendere il mio denaro dove più mi pare? Detto questo posso affermare che da sempre ho fatto mia una frase del grande Harry Bryan: IL COSTO DI UN ONDULATO DOVREBBE ESSERE QUELLO DI DUE SACCHI DI UN BUON MISCUGLIO DI SEMI Ora... io uso il misto semi della Versele varietà Endress e un sacco da 20 Kg costa sui 30 euro; ergo non ho mai chiesto più di 60 euro per un soggetto. Nel mio piccolo allevamento innanzi tutto scelgo per me, poi dopo la mia scelta metto da parte qualche soggetto valido per una eventuale cessione... il resto va al commerciante. Tenendo conto che sotto i 7/8 mesi non li cedo nemmeno al commerciante, i soggetti singolarmente mi mangiano sui 40 euro a margine degli 8 euro che mi da l'uccellaio e già qua ci rimetto un tot. Quelli da cedere agli allevatori spesso mi rimangono in casa fino e oltre i 12 mesi e questo aumenta i costi di mantenimento facendo in modo che al momento della cessione nelle mie tasche entrino a malapena le spese. Se non è allevare per hobby questo? Salutoni Gio |
(06.03.2018) Ricevo da Orazio Curci un intervento molto interessante: Buongiorno Daniele, ho letto con vivo interesse il tuo post sul blog e seguito anche la discussione che ne è seguita su Facebook relativa al prezzo che dovrebbe avere oggi uno Psittaciforme. Premetto che allevo per hobby e non ho mai guardato la questione commerciale accomunandolo solo al piacere che ne ricavo e alle soddisfazioni ricevute. In pratica lo accomuno all’altro mio hobby, la pesca, dove se vedo la spesa per attrezzature, esche, benzina etc. ci mangerei ad ogni uscita pesce in un ristorante non dico di lusso ma di buon livello. Allevo Agapornis fischeri dal 1997 e dopo 20 anni mi sento in grado di poter esprimere alcuni pensieri a riguardo l’argomento interessante che hai aperto. Innanzitutto un salto nel passato: ricordo me bambino (e parliamo di oltre 50 anni fa) che guardavo i balconi delle case della mia città e almeno sulla metà vedevo la classica gabbietta con la coppietta di canarini (magari pezzati) o di ondulati. In pratica erano gli animali da compagnia per eccellenza, molto più dei cani e dei gatti, e quasi tutti ne avevano per il piacere del canto o per la bellezza dei colori. Oggi quei balconi sono deserti, in molti non ci sono neanche le piante ornamentali sostituite talvolta da piante grasse che non obbligano ad innaffiarle e curarle. Nessuno si sognerebbe di starsene seduto una mezzoretta a guardarsi la sua coppietta e conoscerla in fondo. È il cambiamento dettato dai nostri tempi, dai diversi interessi di vita e dai tempi frenetici che questo cambiamento impone. Quello che per parecchi sembrerebbe una presa di coscienza (gli uccelli devono vivere liberi) in realtà è un allontanamento dal vivere la Natura attraverso le sue espressioni. Non perdiamo tempo ad ascoltare il canto di un canarino ma passiamo ore davanti al televisore ed incollati al display del cellulare, in questo abbiamo peccato non essendo riusciti a trasferire alle nuove generazioni che quei piaceri che procura il nostro hobby. Ma ritorniamo a bomba sull’argomento principale: quanto deve costare un pappagallo? Innanzitutto si lega economicamente alla classica formuletta della domanda e dell’offerta. La situazione attuale è la seguente: tanta offerta poca domanda. In economia ciò provoca un fisiologico calo dei prezzi sia che si tratti di merci (stoccaggio, deterioramento) che di animali. Le eccedenze costano in termini di mantenimento, attrezzature e cure ed inoltre un allevamento intasato è molto meno “produttivo” di un allevamento con il giusto numero di presenze. La storia degli Agapornis ha seguito questa via:
quasi sconosciuti negli anni 90 hanno avuto un boom verso la loro
fine e direi fino al 2007 affascinando per i colori e per le nuove
mutazioni. Ricordo le valutazioni stratosferiche dei primi
roseicollis opalini e fattore importante queste rimanevano quasi
immutate per anni. Oserei definire questo periodo l’Eldorado della
quarta categoria (“allevatori” che allevano per soldi) da te
descritta perché in quel periodo c’è chi i soldi li ha fatti sul
serio non avendo alcun interesse di selezione o di hobby. Gli
Agapornis in generale si cedevano facilmente e difficilmente
rimanevano entro l’anno eccedenze al di fuori di quelli che
interessavano a chi allevava per hobby (che diciamo andavano in
pareggio) per la selezione. Inoltre, fattore non trascurabile, vista
la mancanza di dimorfismo sessuale si è iniziato a far sessare gli
uccelli ed è cresciuta la possibilità di cedere coppie certe (se
penso che con il tastaggio ci ho messo 2 anni per farmi la prima
coppia) e già acclimatate da generazioni di nascita in cattività e
che non presentavano nessun problema di riproduzione. Questo ha
portato in breve ad un affollamento del mercato, alimentato per lo
più da chi possedeva una coppietta per piacere che cedeva i propri
novelli per un Kg di mangime alle uccellerie. Le uccellerie: questa
è una altra nota dolente, oggi almeno a Roma non esistono più
sostituite da negozi che vendono alimenti per cani e gatti, che
difficilmente accettano Agapornis per via del loro carattere
litigioso e della scarsa vendita. Inoltre il mercato è stato invaso
da inseparabili a basso costo provenienti, prima del blocco per via
dell’aviaria dal Sud est asiatico ed attualmente con l’apertura
delle frontiere UE dai Paesi dell’Est (stranamente prima non si
avevano notizie di allevamenti di pappagalli), costo dettato dalle
diverse condizioni economiche e dalle scarse cure destinate. Poi il
pappagallo ha visto una trasformazione: animale da compagnia e non
più d’allevamento, tutti alla ricerca del pappagallo che parla e
gioca, animali destinati ad una vita senza riproduzione per il solo
piacere egoistico sempre insito nell’animo umano. E d’improvviso
tutti gli appartenenti alla quarta categoria tolgono gli Agapornis e
si buttano sul nuovo filone d’oro, il Cenerino in primis è la
gallina dalle uova d’oro ma il fenomeno investe tutti i medi e i
grandi pappagalli. Sembra andare tutto bene finché non si scopre che
alcune Specie sono difficili da gestire, fanno rumore, sono di peso
quando si deve fare la settimana bianca o al mare e questo è troppo
per la volubilità dell’animo umano. Inoltre anche in questo caso,
come nel mondo dei cani, arrivano valanghe di animali a basso costo
dagli stessi Paesi che producevano Agapornis. Analizziamo le 5 categorie da te esposte e
l’attuale stato dell’arte: 1) I commercianti con regolare posizione fiscale:
alla fin fine sono i più corretti facendolo principalmente come
lavoro e pagandoci le tasse anche se difficilmente compreranno
eccedenze avendo dei canali di rifornimento più remunerativi
all’Estero e dagli allevamenti caduti in “disgrazia”; 2) I commercianti “neri” (evasori, quelli senza
posizione fiscale): la peggiore risma di gente che può annoverare il
nostro mondo, il cui unico scopo è il guadagno extra e che oltre ad
evadere non stanno tanto a guardare per il sottile le condizioni e
la qualità di ciò che comprano l’importante è ricavarci il più
possibile; 3) Le uccellerie: come esponevo sopra non
esistono quasi più o si sono riconvertite ed al limite prendono un
pullo da imbeccare perché prenotato; 4) Gli allevatori che allevano per soldi:
annovererei anche loro nel peggiore girone infernale come la seconda
categoria, li riconosci perché ogni 3/4 anni riconvertono
completamente l’allevamento passando da una Specie all’altra come un
tris di primi, per loro oggi la miniera è l’Agapornis fischeri con
l’apparizione di nuove mutazioni anche se ormai i tempi di guadagno
si sono notevolmente accorciati (una coppia di portatore per opalino
di fischer 5 anni fa costava 2.000 euro, 2 anni fa 1.300 oggi 750, e
altri come lo yellow face hanno visto dimezzare il prezzo in 2 anni; 5) Gli allevatori che allevano per hobby: per
dirla alla Totò i tartassati, loro lo fanno per passione e se
veramente interessati con scopi selettivi ed espositivi. Ciò
comporta, come diceva giustamente Giovanni, spese per l’acquisto di
migliori riproduttori, assicurarne il mantenimento è per tutta la
loro vita e dei migliori, la necessità vuoi per gioia, vuoi per
maggiore scelta di creare un minimo di quantità. E sono loro che
subiscono la famosa legge di mercato per i motivi esposti e la
situazione è tutt’altro che rosea. A fronte della innumerevole
offerta sia interna che estera si vedono offrire cifre, quando
trovano disponibilità al ritiro, che rasentano il ridicolo:
roseicollis 7 euro, fischer 10 euro e la vendita a privati è quasi
inesistente ed in ogni caso legata a: ma al negozio costano meno.
Poi il fattore mode fa compiere a delle Specie
fughe in avanti ma che rientrano in paio d’anni oggi è difficile
programmare, se si vogliono far soldi, cosa “allevare”. In definitiva, con un mercato così instabile è
difficile stabilire un listino prezzi come si faceva una volta e
livellarsi su quello ma è legato alla disponibilità di spazi,
economica nel mantenimento e agli umori del mercato stesso. |
(07.03.2018) Ricevo da Mauro Ferretti, che ringrazio: Ciao Daniele,
vorrei ringraziarti per l'interessante argomento “IL GIUSTO PREZZO
DI UN PAPPAGALLO”
Ho letto con piacere l’intervento che condivido pienamente, visto
che da quasi 20 anni allevo inseparabili su di un grande poggiolo in
un condominio in una frazione di Riva del Garda. (TN)
Al massimo 30 soggetti (4
coppie Nigrigenis, 1 Taranta 3 Personatus con relativi giovani che
variano ogni anno ) e li sono rimasto, da molto tempo.
Cedo quasi tutti i pochi soggetti che riproduco e non faccio covare
tutte le coppie perché non avrei spazio, quindi ogni tanto faccio
saltare la cova a qualche coppia.
I miei soggetti li cedo con annunci su internet e conoscenze
dirette, considerato che sono l'unico della zona ad avere questi
tipi di inseparabili.
Per chi alleva per hobby, ultimamente ci vuole molta pazienza perché
sono in pochi a chiedere uccelli da gabbia, invece se volessi
allevare per lucro basterebbe allevare allo stecco, infatti in molti
mi hanno richiesto soggetti simili. Io rispondo che strappare un
piccolo dai suoi genitori a 15gg non e' naturale e che fa male al
povero uccello.
Ultimamente più di una volta ho ceduto dei soggetti a persone non
di origine italiana, persone che lavorano nella zona a prezzi
onesti, molto di sotto del valore che potrebbero venderlo uno dei
famosi allevatori pluripremiati e di CATEGORIA 4.
Allevo per hobby e per piacere personale perciò mi autoinserisco
nella CATEGORIA 5. CONDIVIDO PIENAMENTE questa affermazione: “Io penso che nel nostro settore, che è basato sull’allevamento amatoriale e non industriale, ognuno possa cedere i propri soggetti al prezzo che gli pare e che nessuno abbia il diritto di contestarlo!!”. INFATTI NON C'E NESSUN CARTELLO DA RISPETTARE. Saluti
Mauro Ferretti |