Esperienza di allevamento con gli Ondulati

di Agostino Culletta


(aggiornamento a fondo pagina)

Ciao Daniele,

come dicevamo qualche giorno fa al telefono sono qui a raccontarti le mie sensazioni e le mie esperienze di allevamento degli ondulati di colore e di forma e posizione. Come ben saprai fino a pochi anni fa gli ondulati non sono mai stati tra i miei uccellini preferiti da allevare.

Cominciai ad allevarli e ad avvicinarmi a questi animali circa un anno prima di dare l’esame per diventare giudice nella primavera/estate del 2014, credo di aver avuto in assoluto una fortuna che in pochi altri possono vantare cioè di aver avuto come maestro quello che io definisco in assoluto il giudice numero 1 degli ondulati, Roberto Sabattini.

Ricordo ancora quando chiesi a Roberto di poter andare a casa sua qualche volta per poter imparare a riconoscere le mutazioni con i suoi pregi e difetti, naturalmente la qualche volta si trasformò in più di 6 mesi  nei quali ero tutti i fine settimana  a casa sua a visionare centinaia e centinaia di soggetti più volte. Perché quando mi pongo un obiettivo faccio di tutto per raggiungerlo, e in questo caso era imparare a conoscere gli ondulati.  

Naturalmente ci sono riuscito in parte grazie alla disponibilità del collega ed amico Roberto, nell’ospitarmi a casa sua e nel trasmettermi le proprie conoscenze al meglio.  I primi ondulati che comprai per imparare  a conoscerli e averli sottocchio furono 5 coppie di ondulati di colore che in poco tempo riuscì a farli ambientare e riprodurre nel mio allevamento (un piccolissimo solaio dove a fine anni 90 allevavo ancora canarini con mio papà). Non essendo appassionato degli uccelli che si riproducono facilmente, non avevano attirato in me molto interesse.

Ma in qualche modo, cominciai a selezionarli  per avere qualche dato personale in più. In particolare cominciai a selezionare la mutazione corpo chiaro accoppiando corpo chiaro per corpo chiaro, a differenza del 99% degli allevatori che li accoppiano con la mutazione INO per far sì che il colore del corpo sia più pulito possibile.  Il mio pensiero oggi come più volte ribadito con allevatori e colleghi in particolare, con l’amico Dario Loreti,  è che  il corpo chiaro sia la mutazione pallido, e il 90% del corpo chiaro che troviamo in giro nelle esposizioni, sono dei pallidini  ma per loro fortuna difficilissimi o quasi impossibile da riconoscere a differenza dei meno fortunati cugini Psittaciformi.  

Tornando al dialogo telefonico che abbiamo avuto, poche settimane dopo aver acquistato gli ondulati di colore comprai anche 4 coppie di ondulati di forma e posizione, non solo per imparare a conoscere il fenotipo che mi sarebbe servito quando li avrei incontrati in mostra per giudicarli, ma anche perché mi aveva incuriosito il fatto che in tantissimi allevatori si allontanavano da questa specie ritenuta molto delicata,  per via delle complessità e gli scarsi risultati ottenuti nell’ allevamento come scarsa fertilità, alta mortalità dei pulli, pochi soggetti di altissima qualità per l’esposizioni ecc.

Questa curiosità mi ha spinto a visitare parecchi allevamenti di ondulati di forma e posizione, nei quali ho potuto constatare di persona tra le più svariate tecniche di allevamento e le più strane e complesse teorie di allevamento.

Una cosa che ho notato in quasi tutti gli aviari che ho visitato è che gli allevatori tendono a trattare questo uccellino come fosse di cristallo. A parer mio sbagliando e danneggiando il genotipo (sistema immunitario) di questi soggetti. Per questo motivo credo abbia perso completamente la propria rusticità.

Per prima cosa ho notato  che tutti fanno partire la riproduzione in inverno tenendo l’ambiente riscaldato, metodo a parer mio sbagliatissimo.

Un altro punto che non viene mai sottoposto all’attenzione è che il 90% degli allevatori tratta questi animali con cure antibiotiche preventive e periodiche a casaccio senza aver fatto alcun test o analisi veterinaria ma solo perché consigliato dall’amico allevatore, ritenuto più esperto.

Un altra cosa che ha veramente attirato la mia attenzione è che in parecchi allevamenti con più di 50 coppie in riproduzione  non ho visto nessun soggetto verde ma solo dei mutati. Il che mi è sembrato molto strano, ciò vuol dire che non usano quasi i portatori, cosa per me fondamentale, per dare robustezza e qualità alla nuova prole (proprio come tu mi insegnasti, quando cominciai ad allevare ).

Altri usano tra gli alimenti più strani e insensati come la caseina, che è palesemente molto più adatta ai mammiferi oppure aggiungono fibra nel pastoncino, oltre che inutile può anche rilevarsi pericolosa, dato che gli uccellini non hanno sviluppato l’intestino cieco come tanti mammiferi.

Addirittura ho visto altri che fin dai primi giorni di vita somministrano  ai piccoli con una siringa vitamine  o proteine per farli crescere più sani  e più robusti, secondo loro.

Personalmente non ho seguito minimamente le loro indicazioni e ho fatto tutt’altro: Cominciai con l’alloggiare tutti i miei soggetti in una voliera all’aperto. Degli 8 soggetti ne sono sopravvissuti solo 2, fortunatamente 1 maschio e 1 femmina che misi in riproduzione in primavera; in un due covate mi diedero 9 piccoli, a loro volta i soggetti sono stati  rialloggiati all’aperto per tutto l’inverno, non sono mai stati trattati con nessun tipo di farmaco o antibiotico, alimentandoli solo con un semplicissimo Misto per Ondulati e verdure e ortaggi (Mele, carote, insalata, zucchine tarassaco, cicoria) tenendo sempre a disposizione un blocchetto di Sali minerali e osso di seppia e una volta ogni tanto il pastoncino che uso per gli agapornis.

Dei 9 soggetti, solo 3 sono sopravissuti,  per poter formare un’altra coppia ho dovuto acquistare 5 soggetti (4 mi sono morti) continuando questo metodo di allevamento negli ultimi 5/6 anni e non acquistando più soggetti. Ad oggi ho 4 coppie riproduttive e una trentina di piccoli, che quest’inverno fuori in voliera a -8° facevano il bagno e volavano come delle schegge impazzite, non ho riscontrato nessun  problema di infertilità  e ho avuto pochissime morti nei nidiacei. Gli uccelli sono visibilmente sani e molto vispi quindi continuerò con questa logica di allevamento provando anche per il futuro a selezionarli per avere un buon fenotipo da poter esporre alle mostre.

Spero che questa mia piccola esperienza di allevamento possa essere di aiuto a qualcuno.

Agostino Culletta

Montagnana, 02.04.2019

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La mia esperienza di allevamento

di Giovanni Fogliati

 

Ciao Daniele,

ho letto con interesse la relazione di Agostino e sono felice nel constatare che altri cercano di migliorare la robustezza dell'Ondulato inglese.

Leggendo la sua metodologia ho rammentato il discorso che mi fece Bruno Cebulj (un allevatore sloveno) una decina di anni fa.

Egli mi raccontò su come riuscì a rendere forti i suoi Ondulati semplicemente ponendoli costantemente in una voliera all'esterno protetta dai freddi venti delle Alpi, ma senza nessun riscaldamento.

Il primo anno oltre l'80% dei soggetti morì, ma i più forti sopravvissero e si riprodussero; in capo ad alcune generazioni la mortalità si ridusse drasticamente e fu a quel punto che iniziò a selezionare i soggetti dal fenotipo migliore inserendo saltuariamente riproduttori provenienti da linee esterne.

La base del mio allevamento proviene da lui e sono soddisfatto della scelta che feci allora preferendolo ad allevatori più quotati (nazionali ed esteri).

A differenza di Agostino io utilizzo il riscaldamento per un semplice motivo; io seguo da alcuni anni un vecchio consiglio che mi diede Soleri: L'Ondulato si riproduce quando è pronto e quando è pronto lo decide lui e non tu.

Ecco perchè attuo una metodologia poco ortodossa... ho sempre delle coppie in riproduzione in tutte le stagioni perchè si riproducono quando sono pronti e non quando voglio io.

Salutoni

Gio 
04.04.2019
 


Esperienza di allevamento con gli ondulati

a cura di Ondulato da Esposizione

Ciao Daniele

Eccoci qua, noi del sito web, canale di youtube, micro-blogging di twitter, dell’ “Ondulato da Esposizione” (Ondulato Inglese di Forma & Posizione, o Ondulato di Colore), abbiamo aspettato prima di intervenire sul Tuo “GAZZETTINO ORNITOLOGICO” sui post che riguardano “Esperienze di allevamento con gli ondulati”.

Dicendo prima, che condividiamo quello descritto ed espresso nel post del 30 marzo 2019 di Giovanni Fogliati (allevatore/espositore con esperienza ventennale, oltre che essere stato giudice internazionale del settore), riguardando l’alimentazione, per lo specifico del pastoncino e tutto quello che lui (e tanti allevatori del settore) adopera come materie prime naturali.

Interessante anche la risposta dello stesso nel post del 04 aprile 2019, al contributo scritto da Agostino CullettaEsperienza di allevamento con gli Ondulati” del 02 aprile 2019, il nostro parere molto sinteticamente al riguardo, Giovanni Fogliati (uno che sa) è stato molto diplomatico………………

Forse con ogni probabilità, cosa che tanti sanno, non basterebbe un libro per spiegare il tutto, ma faremo in modo di essere brevi ma soprattutto di essere semplici e capiti.

Di cosa parliamo di Ondulati Inglesi di Forma & Posizione, oppure di Ondulati di Colore?

Risulterebbe la stessa cosa, solo in parte, ovvero, quello che riguarda la “Genetica”, che in entrambi si comporta allo stesso modo, il resto è tutto completamente diverso, come nei cani lo Shnauzer, l’aspetto è praticamente identico, nano/medio/gigante, ma sono tre soggetti completamente diversi…

Con il termine Fenotipo, si intende l’insieme di tutte le caratteristiche mostrate da un soggetto, morfologia, sviluppo, comportamento, questo termine viene utilizzato in collegamento con il termine Genotipo, dove per questo si intende la costituzione genetica del soggetto, il Fenotipo è completamente diverso tra l’Ondulato Inglese di Forma & Posizione, e l’Ondulato di Colore.

Ci permettiamo di sottolineare che un esperienza di quattro/cinque anni, non dice nulla (soprattutto per chi ha allevato/esposto tutt’altro), dove ci sono allevatori/espositori con esperienza ventennale che rimangono ancora meravigliati nello scoprire cose nuove nell’allevamento dello stesso, anche qui ci teniamo a evidenziare che è completamente diverso tra l’Ondulato Inglese di Forma & Posizione, e l’Ondulato di Colore.

Ci sia concesso prima di proseguire, di fare un piccolo e semplice esempio, parlando di Calcio, senza denigrare/offendere nessuno, la Juventus fa parte della serie A Italiana ed inoltre fa parte della Champions League, il Rubiera Calcio fa parte della Terza Categoria della provincia di Modena, entrambe giocano a calcio, ma con degli obbiettivi diversi, adesso in tanti vi state chiedendo, perché questo esempio, è la stessa cosa per chi alleva Ondulati Inglesi di Forma & Posizione, o Ondulati di Colore, lo facciamo per hobby o per partecipare alle esposizioni? Il metodo è completamente diverso…

Altri due termini distinguono, l’Ondulato Inglese di Forma & Posizione dall’Ondulato di Colore;

Ondulato Inglese di Forma & Posizione “Brachimorfo” torace ampio, forme potenti e massicce, linee corte e muscolatura più sviluppata in spessore che in lunghezza, vedasi anche, Arricciato di Parigi, Arricciato Padovano, Norwich, Crested, Border.

Ondulato di Colore “Mesomorfo” con struttura fisica molto più leggera, in contrapposizione al brachimorfo, vedasi anche, Canarino di Colore, Razza Spagnola, Lizard, Fife Fancy.

Per concludere vogliamo riscrivere il finale di Giovanni Fogliati, che ci ha molto colpiti, perché rappresenta quello che sente/prova l’allevatore/espositore di Ondulati Inglesi di Forma & Posizione “ A differenza di Agostino io utilizzo il riscaldamento per un semplice motivo; io seguo da alcuni anni un vecchio consiglio che mi diede Soleri: L'Ondulato si riproduce quando è pronto e quando è pronto lo decide lui e non tu.
Ecco perchè attuo una metodologia poco ortodossa... ho sempre delle coppie in riproduzione in tutte le stagioni perchè si riproducono quando sono pronti e non quando voglio io
.”

Cordiali Saluti

Lo Staff “Ondulato da Esposizione”
05.04.2019

 

Riflessioni sull'allevamento degli ondulati

di Dario Loreti

Ciao Daniele, 

con piacere ti invio le mie personali considerazioni sull’argomento, e con altrettanto piacere mi “attaccherò” ai vagoni di chi prima di me ha scritto.

È ovviamente per me un piacere scrivere dopo il mio collega e amico Agostino, (data la sua stazza lo definirei un amico di forma e posizione) , con cui non perdo occasione per discutere e confrontarci sulle nostre esperienze in tutto il mondo dei pappagalli, e negli ultimi anni soprattutto in merito al famigerato settore degli ondulati.

Ricordo di noi tra i banchi della scuola FOI, due acerbi allevatori di ondulati che si confrontavano con quell’enorme scoglio insuperabile, l’ondulato e le sue mille sfumature: Agostino imprecava nel suo modo divertente e grottesco, io sudavo freddo,  sarebbe, prima o poi, arrivato l’esame per diventare giudici ed entrambi avevamo la fame giusta per toccare la meta.

Ci tengo a sottolineare che tra i tanti maestri avuti ho avuto il piacere e l’onore di essere “addestrato” dal giudice Roberto Sabattini : più e più volte sono partito da Ancona direzione Correggio per andare a imparare, e questa scelta all’esame e a tutt’oggi si è rivelata una scelta azzeccata, credo Roberto abbia la capacità e il gusto di far crescere i giovani, frequentare il suo allevamento e passare le mattinate nel cortile a giudicare i suoi animali con tanto di cartellino ( si trattava di simulazioni volte alla padronanza della mostra a 360 gradi ) è stata per me un’esperienza fondamentale.

Da lì l’ostica barriera dell’ondulato si tramutò in voglia di allevare: mi concentrai sul colore ( a settembre inizierò con la forma e posizione ), iniziai ad acquistare grandi blocchi di ondulati selezionandone all’interno i soggetti che avrebbero costituito il mio allevamento oltre a inserire del sangue “interessante” proveniente da 2-3 allevatori di un certo blasone.

Per il primo anno non esposi nulla della prole, con la selezione della stessa formai nuove coppie e con i figli iniziai a gareggiare con ottimi risultati. Gli insegnamenti ricevuti avevano dato i loro frutti.

Non mi soffermerò oltre su quel che sento e vivo all’interno del mondo dell’ondulato, una cosa è certa, più immagazzino nozioni maggiore è il grado della mia ignoranza, come giudice e come allevatore sento il bisogno di confrontarmi con i miei colleghi, dire la mia e ascoltare la loro, ma soprattutto dare una risposta scientifico genetica a tutto ciò che accade, e qui casca l’asino.

Il mondo degli ondulati ha una piaga: è profondamente ignorante in alcuni aspetti dell’allevamento, perlopiù quelli scientifico genetici.

Non discuto le metodologie di allevamento, la capacità di produrre soggetti di notevole bellezza, il fine selettivo talvolta esasperato che ha portato i grandi ad essere grandi, ne ho discusso e ne discuto le modalità da quando sono entrato.

Mi assumo la responsabilità di affermare che diverse mutazioni nell’ondulato o hanno una nomenclatura errata o non sono mutazioni ma somme di mutazioni (vedi l’ala merlettata su tutte ), che troppo spesso sento parlare di “portatori” di mutazioni impossibili da portare,  che un soggetto si può rendere più chiaro o più scuro come se lo si mettesse in acqua e candeggina, “ toh metti un albino e vedrai che ti vengono più chiari i figli”.

L’allevatore di ondulati medio si è concesso il lusso della forma tralasciandone troppo spesso la sostanza da cui essa è costituita, lo studio della genetica.

Uno dei pochi che si è sempre cimentato nel porsi domande e darsi risposte è proprio il maestro Fogliati, persona e allevatore cui nutro una profonda stima, il più bel riuscito dei figli di Giovanni Canali, un giudice ( da molti rimpianto) e allevatore che per il  mondo degli ondulati ha fatto tanto.

Parentesi chiusa sul colore, apriamo quella della forma e posizione.

L’ondulato di forma e posizione e l’ondulato di colore hanno una cosa in comune oltre al comportamento ereditario ( parlare di genetica è un po’ come parlare di tutto e di nulla, parliamo della trasmissione ereditaria in questo caso ai fini selettivi ): sono ondulati entrambi. Entrambi mutati.

Domanda pertinente sarebbe: “in che senso mutati”? Un ancestrale non è mutato.

Sbagliato, anche un soggetto che noi definiremmo ancestrale è mutato rispetto al fenotipo ancestrale che troviamo libero nel suo areale d’origine.

La mutazione sopracitata non è ovviamente a carattere mendeliano ( derivante da un solo gene ) ma a carattere multifattoriale ( poligenica ), chiaro che questa ne determinerà aspetti  fenoticipici alle due tipologie di ondulato completamente diversi: postura, struttura, peso, taglia ma anche bisogni nutrizionali diversi .

Rimango basito della risposta da parte del direttivo del club ( sarebbe carino capire in quanti hanno scritto  e quanti con nome e cognome sono disposti ad assumersi la paternità di ciò che hanno scritto).

Il concetto base dell’intervento era “ il tuo blasone determina la possibilità di intervenire o meno e soprattutto il tuo blasone determina l’interesse da parte nostra per ciò che hai scritto”, tradotto ridimensioniamo la forma e posizione a un club dove devi entrare a piccoli passi e a testa bassa, dove se un giudice capace e competente tipo Culletta si permette di dire ciò che a tutti gli effetti è la sua esperienza d’allevamento  viene redarguito e invitato gentilmente a tornare a giocare sul campo dell’oratorio da cui proviene, la Juventus è la Juventus.

Si, è vero, la Juventus è la Juventus, su questo non c’è alcun dubbio, però anche la Juventus talvolta inciampa e per la troppa sicurezza va a perdere contro il Rubiera:  ho visto giudici esteri blasonati commettere errori madornali per la troppa sicurezza e , dopo essersi accorti dell’accaduto sorridere come nulla fosse, arrampicarsi sugli specchi “perché al mio paese si fa così”,  ho visto giovani giudici alle prime armi aver il coraggio di penalizzare alla voce tipo l’ondulato inglese  “ perché un opalino deve avere la V dorsale pulita” pur assegnando il corretto punteggio nelle prime due voci del cartellino, ovviamente le fondamentali per la forma e posizione.

La crescita avviene tramite l’esperienza e per crescere oltre a tanta esperienza ci vuole anche tanta umiltà.

In fede

Dario Loreti

06.04.2019