Un intervento di Giuseppe Valendino

 

             Vorrei ma non posso: ecco perché è così difficile riformare Italia Ornitologica.  

Dal Verbale dell’Ordine dei Giudici del 22-04-2017:

 Il Rappresentante della Specializzazione Colore, Andrea Spadarotto, in riferimento ad alcuni articoli pubblicati su Italia Ornitologica, che presentano una serie di inesattezze, chiede al CDF che gli articoli vengano correlati da valutazioni redatte da un Comitato di Redazione. Ciò anche a ragione del fatto che tali inesattezze possono essere assunte come corrette da chi, privo di adeguata preparazione, acquisisce informazioni tecnico-scientifiche attraverso la rivista federale.

Sono anni, dai tempi dei Forum FOI, (primi anni duemila) che, come semplici allevatori, come ultime ruote del carro, abbiamo segnalato, chiediamo, tra le altre cose, quanto evidenziato, giustamente, dal Giudice Spadarotto: nessuno ci ha mai dato risposta, il nostro era considerato ai piani alti, quasi un bestemmiare in chiesa. E si che in tante cose siamo stati profetici (vedi, tra le altre, la questione Museo). Molti collegi che c’erano se lo ricorderanno. Adesso che se ne sono accorti anche i Giudici - complimenti per i riflessi - che qualcosa non va nella pubblicazione della rivista vedranno di metterci mano. Nella Federazione Ornitologica Italiana dei Giudici quello che dicono o propongono i semplici allevatori non conta nulla, non viene neppure preso in considerazione; ma quello che pensano e chiedono i Giudici Internazionali è subito preso in considerazione. Poi, restando seri, si chiedono il perché della scollatura che in FOI vi è tra la base e la classe dirigente. Ho letto sul  Corriere Ornitologico edito dall’AOT di Palermo, il redazionale nel quale Gianni Matranga comunica ufficialmente di aver alzato bandiera bianca in merito al progetto di rifondazione di Italia Ornitologica che si pensava gli fosse affidato assieme alla sua squadra, dove fra tutti, spiccava il buon Marco Cotti. In verità non è che si capiscano molto bene le motivazioni di questa rinuncia. E’ un dire non dire, scrivere in 100 parole quello che si sarebbe potuto tranquillamente scrivere in 10 col risultato di far capire al lettore ben poco di quello che è accaduto a Piacenza. Matranga non da oggi, pecca in questo. Umberto Zingoni  diceva: «Chi scrive chiaro, sa scrivere; chi scrive difficile, di solito, non ha niente da dire. Oppure ha qualcosa da nascondere». Ciò detto mi dispiace molto perché é svanita una reale possibilità di riqualificare la rivista più importante d'Italia al livello che meriterebbe: quella di oggi é inguardabile. Spero, mi auguro, che fuori gioco Matranga, Diego Crovace e Company si rivolgano a Massimo Natale, l’ex direttore di quest’ultimo che, proprio grazie ad Alcedo e ai social che nel frattempo, quando si dice la coincidenza, si è messo a criticare, si è fatto conoscere in tutta Italia. Il nuovo Crovace dimentica che, quando non si risponde neppure alle Raccomandate, i social sono l’unico mezzo che noi soci abbiamo per far conoscere la nostra voce. La chiusura di Alcedo è stata una brutta notizia per il nostro settore che anni fa ha visto chiudere anche la rivista Uccelli. Massimo Natale, a mio avviso, oltre ad essere uno straordinario allevatore (anche se non ama partecipare alle mostre per questo non conosciuto dal grande pubblico) ha le capacità professionali, manageriali, una squadra valida per dare una scossa a Italia Ornitologica:

risolverebbe all’istante anche i problemi sollevati da Spadarotto, basti vedere tutto quanto di buono ha fatto con Alcedo che è stato vittima della crisi economica, dei pochi soldi che circolano nei portafogli di noi allevatori e nient’ altro. Il problema è che questo CDF, come del resto gli altri che lo hanno preceduto, non vuole, non può permettersi di sottrarre alla politica la nostra rivista. Non possono acconsentire a un giornale che racconta i fatti. Fateci caso: quel poco che sappiamo che succede e decidono in Federazione lo veniamo a sapere da internet, da quei due o tre giornali di Associazione rimasti, da quello che senti, con tutti i rischi del caso, che ben conosciamo, quando vai in uccelleria: da Italia Ornitologica non sai  mai nulla. Non abbiamo saputo nulla sul Campionato Italiano di Ercolano, non abbiamo saputo nulla sugli esami Giudici, sia degli Allievi, sia per il passaggio ad Internazionale, che si sono tenuti l’anno scorso (e si che ci sarebbe stato molto da scrivere anche per la mancanza di rispetto che vi è stata verso i candidati) non conosciamo ancora oggi il motivo, anche se lo intuiamo, del perché molti Regolamenti sugli Allievi Giudici sono stati cambiati, o resi noti a tutti, nel giro di pochi giorni; non abbiamo saputo più nulla sui fatti – gravissimi – del mondiale Portoghese. Molto meglio scrivere, due puntate, sulla Madonna di Fatima e delle sue colombe… Al contrario del Matranga e di molti altri, scrivo chiaro e arrivo subito al punto. Questo è il vero, grosso, intoppo alla rifondazione di Italia Ornitologica. Intendiamoci subito: nessuno si aspetta, da un’eventuale nuova direzione, una linea editoriale che vada contro il suo editore, figuriamoci, ma raccontare gli avvenimenti con il giusto distacco con obbiettività e imparzialità questo sì, questo noi semplici allevatori ce lo aspettiamo e, permettetemi, ce lo meritiamo. Ma non credo che i nostri dirigenti se lo possano permettere. E’ sufficiente vedere cos’è capitato con il Campionato Italiano di Ercolano: dato che, obbiettivamente, era impossibile scriverne bene, a Piacenza hanno preferito evitare l’argomento, dell’Italiano 2016, non se n’è scritto nulla. Rimosso. Come se non si fosse tenuto. Liberi di farlo, per carità. Ma questo modo di agire mina, la credibilità del periodico: scrivono solo quando c’è da parlarne bene; altrimenti preferiscono sorvolare sull’argomento. Questo è quello che poi pensiamo noi allevatori. Anche perché non abbiamo l’anello al naso. Un direttore, che non sia sempre e comunque il Presidente della FOI, non consentirebbe mai una linea editoriale del genere. Capite perché è così difficile sistemare la nostra rivista? E poi, una Federazione che come auto di servizio, ha ben un Peugeot 5008 e non una semplice Fiat Panda, può permettersi di spendere qualche euro per il miglioramento della rivista federale. O no? E’ vero, e non lo dimentico, che non si può certo accusare il Presidente della FOI di avere disatteso le promesse elettorali: ha sempre dichiarato che la sua presidenza sarebbe stata caratterizzata dalla continuità con il passato e così sta facendo. Italia Ornitologica rientra, a pieno titolo, in questo programma. Ma i tempi sono cambiati anche nel nostro settore: l’avvento di Facebook e dei social, stanno modificando il modo di fare ed accedere all’informazione. La nostra pagina Altra Ornitologia è la prova provata di quello che sto scrivendo. Se prima, con la rivista Federale, potevi far vedere ai lettori una realtà che non c’era, adesso non lo puoi più fare perché vieni sbugiardato in poche ore: rimane il fatto che l’età media dei nostri soci è molto alta e non tutti possono o hanno la possibilità di accedere ai social per informarsi, quindi, rimane sempre Italia Ornitologica il mezzo con il quale vengono a sapere le notizie. E, torniamo, al punto di cui sopra. Ai nostri dirigenti voglio dire questo: è ora di finirla di sentirsi una classe alta e benedetta dal Signore; tutti gli altri non pascolano in uno stato brado e animaloide: orribili i nostri argomenti, orribili i nostri ragionamenti. Risolvete i problemi di noi allevatori, tra questi c’è anche Italia Ornitologica, e risolverete tutti i problemi della Federazione. Siamo stanchi del sentirci dire tutto bene madama la Marchesa quando, in realtà, le situazioni non sono così tutte idilliache come volete farci credere; siamo stanchi delle belle parole: servono i fatti. E finora, salvo cambiare – interessatamente - qualche regola, a partita in corso, non se ne sono visti. Dopo tutto quello che è stato, mi fa male vedere Italia Ornitologica ridotta in quella maniera. In questi ultimi anni, quando arriva, il più delle volte non l’apro neppure, non tolgo neanche la plastica che l’avvolge, la metto sul tavolo in taverna e li rimane. Mi sento come un padre che ha una figlia drogata e preferisce non vedere. E ricordo gli anni in cui, quando mi veniva recapitata, mi precipitavo a leggerla. Mi hanno fatto passare la voglia anche di far questo.Un amico ha scritto che al massimo questo gruppo dirigente sarà capace di dare una rinfrescata ai muri con una mano di vernice bianca, ma non certo di incidere sui problemi strutturali che mantengono la Federazione fuori mercato. Mi auguro si sbagli: ma non ne sono così sicuro.

Giuseppe Valendino