L'Amazzone di Cuba

 

Diversi anni fa, in occasione di un viaggio a Cuba, colsi l’occasione per visitare un parco naturale nel quale si tentava di coniugare, in modo intelligente e compatibile,  l’ecosistema con l’afflusso turistico. 

Il parco si trovava su di una piccolissima isola nella quale risiedevano solo i guardiani e pochi operatori di servizi,  situata nella Baia di Moa , nel Mar dei Sargassi, nella parte meridionale di Cuba.  Ci arrivai a bordo di un vecchissimo elicottero russo  partito dal villaggio di Baracoa, che sorvolando i confini di Guantanamo, atterrava  sull’isolotto dove ad attendere i turisti c’erano un paio di jeep per accompagnarli nei diversi percorsi.

Tutti preferirono l’escursione lungo le meravigliose spiagge, io fui l’unico a preferire il percorso naturalistico ed insieme ad una guida ci inoltrammo verso l’interno. La vegetazione era molto diversificata: si passava da alberi molto grandi a rigogliose palme in prossimità della costa, ogni tanto si incontravano ampie radure macchiate qua e là da rovi e arbusti.

Ricordo che ad un certo punto il mio accompagnatore fermò la jeep, spense il motore e tendendo l’orecchio mi invitò ad ascoltare il canto di un uccello che si udiva in lontananza. Ricordo che mi disse: “ascolta il raglio dell’asino”. Si trattava di alcune Amazzoni di Cuba che, nascoste fra i rami più alti, probabilmente disturbate dal nostro arrivo, si richiamavano.

In effetti  il canto assomigliava vagamente al raglio di un asino.

Quindi mi passò il suo binocolo indicandomi  la posizione in cui si trovava un’amazzone: era veramente bella; il guardiano, che si dimostrò preparatissimo non solo sugli animali, ma anche sulle normativa e le strategie adottate per la conservazione dei parchi, mi fece notare che l’Amazzone veniva considerato l’uccello simbolo di Cuba poiché portava nel piumaggio gli stessi colori della bandiera cubana: bianco sulla faccia, rosso sulla gola e blu sulle remiganti.

Mi raccontò che quella specie era in forte pericolo di estinzione, ma che erano state adottate una serie di misure tese ad invertire la tendenza; me ne fece un lungo elenco di cui ricordo solo un paio. Mi disse che siccome le amazzoni di Cuba non costruiscono il nido ex novo,  ma si limitano a “personalizzarlo”, utilizzando cavità già esistenti, fu vietato l’abbattimento delle palme morte, ambienti prediletti per la nidificazione, allontanando poi dalle aree loro riservate il picchio di Cuba, naturale competitore, quasi sempre  vincente nell’accaparramento degli stessi nidi.

Con grande compiacimento il guardiano si vantava per i buoni risultati che erano stati riscontrati sul “suo” isolotto nell’arco di pochi anni.

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Ho rivisto dal vivo questo bellissimo pappagallo in un allevamento di Campogalliano (MO) dove un allevatore, di grande esperienza e capacità,  li riproduce da tanti anni, incurante dei vincoli imposti dall’allegato A) del Regolamento CITES, allegato nel quale è inserita questa specie.

E’ stato amore a prima vista;  prima ho confermato l’acquisto e poi ho chiesto il prezzo. Prezzo che non è per niente elevato, nonostante la rarità di questi esemplari,  dato che sono pochi gli allevatori che si azzardano a mettere in allevamento pappagalli inseriti nell’elenco CITES più severo.

Costano meno di una coppia di cenerini (quand’erano in allegato B)).  

Prima di portarli a casa mi sono documentato ed ho scoperto che sono ben cinque le sottospecie di Amazona leucocephala:  leucocephala, hesterna, bahamensis, caymanensis e palmarum. Per tutte, le dimensioni variano da un minimo di 30 cm. ad un massimo di 35 cm. ed hanno una aspettativa di vita attorno ai 50 anni.  Le piume che ricoprono il dorso,  il ventre ed i fianchi sono contornate da eumelanine nere che gli conferiscono l’aspetto delle squame di pesce.

La più comune, il cui aerale si estende a Cuba orientale e centrale, è la leucocephala. Il colore bianco della fronte si spinge fino a metà della testa e si ferma all’altezza del becco inferiore. Il rosso arancio della gola è abbastanza profondo ed arriva fino alla parte alta del petto, sull’addome è presente una chiazza di colore marrone.

La sottospecie hesterna è presente nelle Isole Cayman (piccole e Brac) e, a differenza della leucocephala, ha il bianco della fronte molto più ridotto, come pure il rosso della gola, mentre il marrone dell’addome risulta particolarmente esteso.

La bahamensis, il cui aerale è situato nelle isole Bahamas, si distingue molto bene dalle precedenti perché il bianco della testa è particolarmente vasto, copre tutto l’occhio fino alla parte alta del collo e la chiazza marrone sull’addome è praticamente assente.

La sottospecie caymanensis  vive nella grande isola Cayman, il bianco della fronte è molto limitato mentre il rosso della gola è più esteso, con la presenza di alcune piume verdi. Sull’addome sono presenti pochissime piume di colore marrone.

Infine la palmarium che vive nella parte più alta dell’Isola di Cuba e nell’isola di Pinos. E’ molto simile alla leucocephala, si differenzia solo per il baverino di colore rosso sulla gola più lungo e la chiazza di marrone sull’addome più ampia.

Ho avuto occasione di vedere diversi esemplari allevati in cattività e presenti in diversi allevamenti italiani, ma sono tutti delle sottospecie leucocephala leucocephala.

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Ho portato a casa una coppia adulta esattamente il 20 febbraio 2016 e già ai primi di maggio sono nati tre pulli, tutti sopravvissuti.

Sono stati mesi stimolanti ed entusiasmanti anche perché ho dovuto acquisire in breve tempo tutte le  informazioni utili per il migliore trattamento possibile: dall’alimentazione alle caratteristiche del nido, da come interpretare il comportamento dei pappagalli a come trattarli, in una delle fasi più delicate.

Per quanto riguarda l’alimentazione l’allevatore che me li ha ceduti mi aveva consigliato di somministrare un menù povero di grassi ma soprattutto di proteine e di fornire frutta, verdure ed erbe selvatiche a volontà, poiché tendono ad ingrassare, ma è da evitare soprattutto la somministrazione di troppe proteine, poiché stimolano il maschio all’estro, portandolo a reagire nei confronti della femmina in modo aggressivo e violento.

Ho confezionato un nido a forma di parallelepipedo, posto verticalmente, delle seguenti misure; altezza 1 metro e base di 40x40 cm.; ho quindi praticato un foro di 10 cm di diametro all’altezza di 90 cm. dalla base. Ho foderato internamente la parete con il buco con una striscia di rete al fine di agevolare l’arrampicamento verso l’uscita. Il nido l’ho appeso ad una parete interna per evitare che venga mosso ogni qualvolta si tocca la mangiatoia, disturbando così la femmina in cova. Ho applicato su di una parete laterale la finestrella-spioncino con l’apertura rivolta verso l’alto. Ho quindi posto sul fondo del nido uno spessore di qualche centimetro di trucioli. Infine l’ho appeso abbastanza in alto; in pratica lo spioncino è alto da terra circa 170 cm.

Le Amazzoni di Cuba mantengono un’indole particolarmente selvatica nonostante siano riprodotte in cattività da diverse generazioni; consiglio la costruzione della voliera con almeno una parte in cui si possano rifugiare e dove non siano viste.  Quando il maschio è tranquillo la coppia si  mostra molto affiatata trascorrendo gran parte della giornata appollaiati l’uno vicino all’altra, quando invece al maschio si scatenano le pulsioni sessuali, diventa aggressivo al punto che può procurare gravi danni alla femmina. In questo secondo caso mi è stato consigliato di metterlo in condizione di non nuocere. Ovviamente le dimensioni della voliera sono molto importanti poiché più grande è e maggiori sono gli spazi di fuga che vengono offerti alla femmina.

 Prima della deposizione delle uova  le amazzoni frequentano raramente il nido, anche la femmina vi entra poche volte.  Questo atteggiamento mi riporta alla memoria quanto mi riferì il guardiano cubano in merito all’utilizzo di cavità già formate.

Con l’avvicinarsi della deposizione ho osservato che il maschio è diventato sempre più aggressivo, avevo deciso di  intervenire, finché una mattina non ho visto più la femmina: si era rifugiata nel nido. La curiosità di controllare dallo spioncino era tantissima,  ma il mio maestro mi consigliò di attendere qualche giorno, perché se la femmina fosse scappata dal nido impaurita avrebbe potuto non rientrarci più.

La mattina che decisi di effettuare il controllo credo che la mia pressione sanguigna avesse raggiunto il massimo: aprii  lentamente lo spioncino giusto lo spazio necessario per vedere la femmina che si spostò leggermente da una parte lasciandomi scorgere due uova.

Rinchiusi lo sportellino e per 25 giorni, tanto è il periodo di cova, non ho più fatto nessuna ispezione, limitandomi ad osservare il comportamento: la femmina, fino alla schiusa delle uova, usciva regolarmente due volte al giorno, alla mattina all’alba ed alla sera al tramonto, esclusivamente per defecare. Nel corso della giornata il maschio, divenuto nel frattempo molto diligente, entrava ed usciva frequentemente dal nido per portare il cibo. 

Per ispezionare nuovamente il nido attesi  che la femmina uscisse ed anche in questo caso la sensazione che provai fu molto intensa… aprii lo spioncino ed ai miei occhi apparvero due piccoli con il gozzo bello pieno ed un uovo chiaramente fecondato.

Da dopo la nascita dei pulli la femmina ha iniziato ad uscire sempre più frequentemente dal nido, per portare cibo ai piccoli e la collaborazione con il maschio è sempre stata ottima.

Il maggior problema che ho dovuto affrontare è stato quello relativo all’equilibrio dei valori nutrizionali del menù alimentare:  per la crescita dei pulli é necessaria una quantità elevata di proteine, che finisce però per stimolare eccessivamente gli istinti del maschio.

Infatti verso la parte finale dello svezzamento il maschio ha iniziato a dimostrarsi particolarmente aggressivo.

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Voglio concludere il racconto di questa mia bellissima esperienza illustrandovi il mio operato per quanto riguarda la gestione CITES.

Essendo l’Amazona leucocephala classificata dallo IUCN in lista NT  (Near Threatened) come specie quasi a rischio di estinzione, ed essendo in decrescita per effetto delle catture e della distruzione dei siti di nidificazione, è inserita di conseguenza nell’allegato A) del Regolamento CITES. Ciò comporta che ogni esemplare sia accompagnato, fin dalla nascita, da un certificato di identità, il famoso  “CITES giallo”, sul quale sono indicati tutti gli estremi identificativi del soggetto e dell’allevamento presso il quale è nato. Viene pure indicata la fonte di provenienza (sono quattro: C,W,F e R) ed è consigliabile che sia classificato   nel gruppo “C”  (Captivity) che non prevede nessuna restrizione per quanto riguarda la eventuale cessione.

Quando si acquista un esemplare deve sempre essere accompagnato dal Documento di cessione, emesso  dal cedente e dal “CITES giallo” in copia originale. L’acquirente deve quindi presentare al competente Ufficio CITES la “Denuncia di detenzione di animali vivi” (mod. SCT6).

Entro dieci giorni dalla nascita è obbligatorio presentare la “Denuncia di nascita” (mod. SCT1/A) unitamente alla “Scheda informativa animali dell’allegato A)” (mod. SCT2/A) ed alla copia dei “CITES gialli” di entrambi i riproduttori.   

A distanza di qualche settimana dalla presentazione, via e-mail, della denuncia di nascita, ho ricevuto una telefonata da un funzionario del CFS con la quale mi preannunciava la visita per il prelievo dei campioni di piume, sia dei riproduttori che dei novelli, al fine di accertare la discendenza genetica e per la redazione del “Verbale di sopralluogo per l'accertamento dei requisiti previsti dall'art. 54" (Allegato 8).

I due agenti del CFS una volta raccolte le campionature le hanno inviate, a spese dello Stato, ad ISPRA per la verifica della discendenza genetica tramite DNA.

L’ufficio CITES di Forlì ha così confezionato un fascicolo comprendente tutta la documentazione raccolta che ha poi inviato alla Commissione Scientifica con sede a Roma, per l’autorizzazione alla emissione del Certificato di identità per ciascuno dei novelli.

Tutta l’operazione dovrebbe svolgersi nell’arco di sei mesi anche se spesso e volentieri si va oltre. Il maggiore deterrente, soprattutto per coloro che intendono cedere i pulli per l’imbecco a mano, è rappresentato dalla inamovibilità obbligatoria fino alla ricezione dell’apposito certificato.

Di norma l’ispezione degli agenti CITES viene effettuata solo in occasione della prima denuncia di nascita, una volta che l’allevamento è stato inserito in anagrafica con relativo verbale di idoneità, solo in casi del tutto eccezionali può essere effettuata una ulteriore ispezione.

Come si può notare non è una procedura particolarmente complessa e trovo assolutamente esagerata la paura che spinge molti allevatori a non allevare esemplari compresi nell’allegato più restrittivo.

Sono assolutamente convinto che un allevatore che allevi per il solo piacere di allevare non possa fare a meno di avere nel proprio allevamento una coppia di “cubane”!